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QUILLS - LA PENNA DELLO SCANDALO
(QUILLS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 3 maggio 2001
 
di Philip Kaufman, con Geoffrey Rush, Kate Winslet, Joaquin Phoenix, Michael Caine (Stati Uniti, 2000)
 
Talentuoso quanto incostante, Philip Kaufman ha comunque un dono particolare: quello di visualizzare il significato, il tono, quasi il suono dei titoli dei propri film. Il suo capolavoro, L'NSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE era fatto anche di questo: la leggerezza del libertinaggio, la presa di coscienza del politico, del sociale, come della passione, della morte spirituale e civile che precede quella fisica. Espresso con la musicalità di una sinfonia: all'interno della quale l'individuo ed il collettivo, il piacere e la passione, la fisicità e l'ideale, la determinazione ed il destino si coniugavano in contrappunto. Se è vero quanto annotavamo in quel 1987, è allora altrettanto certo che Philip Kaufman si meriti la qualifica di autore. Visto che le "quills" del suo ultimo film sono, in inglese, le penne d'oca delle quali non poteva fare a meno il marchese di Sade, considerato che tutte quelle osservazioni si adattano perfettamente a QUILLS - LA PENNA DELLO SCANDALO, significa allora che quell'insostenibile leggerezza dell'essere si è mutata nel frattempo, con la forza deliziosa di quella logica discreta che contraddistingue la creazione artistica, in una altrettanto accattivante dissertazione sull'insopprimibile potere della parola.

Parola scritta; come quella perseguita disperatamente dal divino marchese nei 28 anni trascorsi nelle prigioni di Napoleone. O detta. Come nel teatro che è stato spesso tentato dall'evocazione claustrofobia della situazione; come nel testo (anche un po' invadente) del dramma teatrale di Doug Wright che è all'origine di questo progetto.

Philippe Kaufman (che, dopo Kundera, aveva diretto tra l'altro un più discutibile HENRY AND JUNE tratto da Henry Miller) sembra essere rimasto fra i rari cineasti americani a confrontarsi con la letteratura di un certo peso. Questa passione per la parola ed il suo fascino assoluto, assieme alla facoltà di dirigere i propri attori con un polso straordinario, fanno di QUILLS un film fuori dalla norma. Oltre qualche eccesso alla Ken Russell che non è poi cosi estraneo alla personalità del protagonista, l'intervento registico è tutto fuorché banale: con un uso straniante dell'illuminazione, delle variazioni cromatiche verdastre, uno spregiudicato intervento scenografico con delle prospettive che evocano quelle di Piranesi, una corte di poveri alienati che ci spedisce dalle parti di Breughel (significare un ambiente non rimane il segreto di ogni riuscita cinematografica?), Philip Kaufman trasforma le prigioni di Charenton in uno sfondo da film dell'orrore ma pure della trascendenza gotica. Certo, i suoi attori straordinari (da Geoffrey Rush alla sempre più brava Kate Winslet, dal cattivo Michael Caine a Joaquin Phoenix) evocano, più che il complesso universo sadiano la grande tradizione british. Ma non è di certo nella coerenza o, peggio ancora nel rispetto biografico e storico che si costruisce il film.

Che si costruisce benissimo sul tema della scrittura, anche se rimane una riflessione semiseria ed approssimativa (in questo senso, all'americana) su un solo aspetto di un personaggio che rimane ancora tutto da scoprire: quello che si significa nel conflitto fra espressione artistica e repressione politica. E di come la prima finisca per nutrirsi della seconda. Privato di quanto si nutre (della propria sessualità come della propria scrittura) Sade (ed il film di Kaufman) non possono che amplificare nella dismisura e nell'eccesso i propri fantasmi: privato d'inchiostro scriverà con il vino, privato vino scriverà con il sangue, privato dei propri indumenti finirà per usare i propri escrementi. E, infine, la parola: trasmessa di bocca in orecchia oltre le mura. Verso altre, ben più oscene, tanto più sadiche prigioni.


   Il film in Internet (Google)

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